Il contesto attuale delle aziende sta diventando sempre più instabile e dinamico a causa delle fluttuazioni di mercato e dei cambiamenti nei comportamenti delle persone. Questa situazione si riflette anche nelle minacce informatiche, portando così all’evoluzione del concetto tradizionale di “cyber security” verso l’approccio denominato “Zero Trust”. Ma in che cosa consiste?
Le aziende sono essenzialmente costituite da individui. Questo non rappresenta solamente il valore di un’organizzazione, ma costituisce anche un punto debole. Tutti siamo a conoscenza delle minacce informatiche, e di conseguenza, dell’importanza della sicurezza informatica all’interno di un’azienda. Tuttavia, spesso si trascura il legame stretto con l’elemento umano.
Le persone come problema e soluzione: Zero Trust
Nel campo della sicurezza informatica, le persone giocano un ruolo centrale sia nei problemi che nelle soluzioni. La creazione di un ambiente “cyber sicuro” dipende non solo da processi e tecnologie, ma soprattutto dalle persone, che sono al centro di ogni decisione e azione relative alla sicurezza informatica in un’azienda. Per stabilire le fondamenta della sicurezza informatica, sono cruciali diversi passaggi, tra cui la formazione continua, la consapevolezza generale, gli aggiornamenti regolari e l’adozione di un approccio “Zero Trust”.
La consapevolezza riveste un ruolo particolarmente significativo. Il modo in cui le persone vengono avvicinate dai criminali informatici può determinare l’esposizione dell’azienda a possibili attacchi. Le persone devono essere innanzitutto consapevoli delle minacce informatiche e delle vulnerabilità legate all’aspetto umano. Pertanto, è essenziale fornire formazione sulla consapevolezza dei bias cognitivi, delle fallacie di ragionamento e delle debolezze cognitive. Un approccio da adottare è il modello “Zero Trust”.
Il modello Zero Trust: è meglio non fidarsi
Il modello Zero Trust si basa sulla premessa che nulla, sia all’interno che all’esterno del perimetro di rete di un’azienda, possa essere considerato automaticamente affidabile. L’obiettivo principale di questo modello è la mitigazione del rischio di cyber attacchi. Qualsiasi tentativo di accesso al sistema aziendale richiede una verifica preventiva. Questo approccio parte da una mentalità all’interno dell’organizzazione che si basa sulla diffidenza, dove non si fidano né delle persone né delle risorse.
Tuttavia, il modello Zero Trust non si basa su una singola tecnologia; per una difesa completa, è necessario adottare diverse tecnologie ed approcci. È fondamentale sottolineare l’importanza dei processi ben definiti e dell’educazione delle persone. Una tecnologia avanzata da sola, senza processi solidi e senza la consapevolezza umana, offre risultati solo parziali.
Un nuovo approccio aziendale per contrastare gli attacchi
La cultura aziendale, che lega le persone all’interno di un’organizzazione, riveste un ruolo fondamentale nella difesa dagli attacchi informatici e influenza inevitabilmente l’efficacia dell’intera azienda.
Le minacce informatiche e gli attacchi si sono evoluti nel tempo, richiedendo quindi un adeguamento delle strategie di prevenzione da parte delle organizzazioni. È necessario spostare la percezione della sicurezza verso un approccio collettivo e proattivo, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza tra tutti i membri dell’azienda.
La cultura da promuovere diventa collettiva e si sviluppa in una vera e propria “cultura della sicurezza”. La percezione dell’azienda cambia, con l’orientamento dei dipendenti verso un approccio collettivo finalizzato a garantire la sicurezza dell’organizzazione. Questa cultura si basa sulla consapevolezza di tutti i dipendenti, poiché le migliori pratiche derivanti da regolamentazioni, da sole, non sono sufficienti; rappresentano soltanto un importante punto di partenza. Questi principi sono ciò che fa davvero la differenza: una cultura della sicurezza è responsabilità di tutti, e il lavoro di squadra è un elemento essenziale per la sua formazione.
Vulnerabilità biologiche e come superarle
I bias cognitivi sono percezioni erronee della mente umana che si attivano in determinate situazioni, spesso in risposta a stimoli specifici. Questi bias possono trarci in inganno e, se sfruttati da cyber criminali, possono portarci in situazioni pericolose. Sono spesso amplificati quando c’è bisogno di reagire rapidamente, quando il tempo è limitato o in condizioni di fretta e stress. In queste circostanze, diventiamo più suscettibili a errori di giudizio. È per questo che gli attacchi informatici spesso cercano di creare un senso di urgenza per indurci a rispondere prontamente a un’email o ad un’altra azione.
Nel contesto della sicurezza informatica, è importante riconoscere i bias cognitivi e cercare di evitarli, in particolare facendo attenzione a evitare falsi positivi (sovrastimazione delle minacce) e falsi negativi (sottovalutazione delle minacce). L’esposizione al rischio informatico è influenzata anche da fattori sociali, atteggiamenti personali e abilità cognitive nella gestione del rischio. La relazione tra abilità cognitive e gestione del rischio è molto stretta, poiché le persone, anche se esperte, possono essere soggette a illusioni simili a quelle ottiche che portano a valutazioni erronee delle probabilità delle situazioni a cui sono esposte, specialmente quando queste situazioni si presentano in contesti informali come gruppi di social media, chat o email da colleghi. Questi contesti possono abbassare la nostra guardia e renderci più vulnerabili a tattiche ideate da cyber criminali.
In conclusione
Raggiungere un modello “Zero Trust” in ambito di sicurezza informatica è una sfida complessa. Essa richiede una combinazione di processi ben definiti e il coinvolgimento attivo degli utenti. Le persone, a tutti i livelli dell’organizzazione, devono svolgere un ruolo chiave nella promozione di un cambiamento culturale all’interno dell’azienda. Devono essere consapevoli delle resistenze tipiche degli esseri umani e capaci di affrontarle per evitare di cadere nelle insidie degli attacchi informatici. Attraverso programmi di formazione aziendale, le persone acquisiscono la consapevolezza necessaria per riconoscere e affrontare le vulnerabilità biologiche.
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